lunedì 5 ottobre 2009

da "E' una vita che ti aspetto" - Fabio Volo


Crescendo mi sono convinto sempre di più, e non so su quali basi, che nella vita ci sia un solo vero grande amore. Che esista un principe azzurro per le donne e una principessa per gli uomini. L'anima gemella. E che gli altri alla fine siano soltanto comparse. Ero tutto contento all'idea che per una donna al mondo io ero il principe azzurro. Magari un coglione per il resto dell'universo femminile, magari insignificante, brutto, poco affascinante, magari con me Cenerentola sarebbe andata a casa alle dieci, dieci e un quarto al massimo, Biancaneve dopo il mio bacio avrebbe fatto finta di morire di nuovo, ma per una... fatevi largo, io ero il principe azzurro. Il più bello, il più affascinante, il più interessante. Non è meraviglioso sapere che per una persona al mondo tu sei 'il più'? Non è incredibile tutto questo? Non dà un senso di responsabilità? A me questa cosa è sempre piaciuta. Anche se, in calzamaglia azzurra, non sto da dio.
Sono cresciuto convinto che la mia principessa l'avrei riconosciuta al primo sguardo. O perlomeno che, se non l'avessi riconosciuta subito io, lo avrebbe fatto lei.
Questi i tre passaggi: uno sguardo, un sospiro, una certezza.
Passavo le notti nella mia cameretta a immaginare come potesse essere. Bionda, mora, capelli lunghi, corti, alta, bassa. Mi chiedevo dove potesse essere, cosa stesse facendo. Se magari stava già con qualcuno. Se aveva avuto tanti uomini o se invece si era tenuta un pò. Tenuta per me.
Queste convinzioni mi hanno portato ad avere un rapporto un pò distaccato con tutte le altre donne con cui sono stato nella vita. Mi piacevano, ci uscivo volentieri, magari un pò ne ero anche innamorato, ma sapevo che comunque non erano loro, quindi un pò mi dovevo tenere. Tenere per lei.
Sinceramente mi piaceva anche uscire la mattina con l'idea di lasciare aperta la porta delle occasioni. Mi piaceva pensare che magari in metropolitana potevo incontrare uno sguardo di complicità....
Così per lei ho sacrificato molte cose.
Ultimamente, però, riflettendo su questa convinzione dell'anima gemella cominciavo a pensare che, se fosse stata un'idea sbagliata, avrei perso la grande occasione della mia vita. Amare. Amare veramente. Magari non è vero che ci si riconosce subito. Magari prima bisogna aprirsi, liberarsi da mille paure, da mille atteggiamenti, da mille armature.
Forse bisogna anche un pò imparare a stare con le persone, e non aspettarsi gli incastri perfetti.
Comunque, credendo a tutta questa storia del colpo di fulmine, conservavo una forma di verginità. Una verginità nei gesti, nei sentimenti, nelle parole. Conservavo gelosamente uno scrigno pieno di parole mai pronunciate, gesti mai compiuti, sguardi e sentimenti mai vissuti, mondi mai visitati. Alla donna della mia vita, il giorno che l'avrei incontrata, avrei donato un campo di neve immacolato, intatto, mai calpestato prima, senza nemmeno il segno di una piccola impronta. E sarebbe stato tutto suo, solamente per lei. E io, quel campo innevato, lo proteggevo. Lo proteggevo e facevo la guardia da anni come un custode fedele, aspettavo....
Le parole che avrei pronunciato, i gesti, gli sguardi e le sensazioni che sarebbero nati da quell'incontro sarebbero stati 'perlaprimavolta'. Sarebbero stati pieni di emozione, pieni di energia. Potenti, puri, carichi di luce e di forza..

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